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Italia e USA: la contesa su Lisippo


Pescata dalle profondità del mare, al largo di Fano nel 1964, la statua raffigurante un Atleta Vittorioso, attribuita allo scultore greco Lisippo, venne acquistata nel 1977 dal Getty Museum per poco meno di 4 milioni di dollari.

La sentenza del gip del Tribunale di Pesaro, Lorena Mussoni, ha disposto il sequestro della statua, oggetto di una contesa tra l’Italia e gli Stati Uniti cominciata nel 2005.


Contenuti dell'articolo

  1. La statua
  2. Storia di una contesa
 

La statua

(da Wikipedia)

L’Atleta di Fano, Atleta vittorioso, Atleta che si incorona o Lisippo di Fano, conosciuto negli Stati Uniti anche come Victorious Youth (Giovane Vittorioso) o Getty Bronze è una statua in bronzo realizzata con la tecnica della fusione a cera persa, alta (misurata dal capo al polpaccio, visto che i piedi non sono presenti) 151,5 cm, larga 70,0 cm e profonda 28,0 cm. Quindi le dimensioni erano proporzionate al vero. Il peso è di 50 kg circa.

La statua si presenta con la base mancante sino all’altezza delle caviglie.

Gli occhi, mancanti, furono probabilmente realizzati separatamente in avorio e inseriti a fusione ultimata, mentre i capezzoli sono in rame.

Mentre la gamba destra è diritta, la gamba sinistra è leggermente piegata in avanti e sembra che il piede sinistro poggiasse in punta. L’asse del tronco è lievemente inclinato verso sinistra mentre il collo ripiega verso destra con la testa che, in opposizione, ricade verso sinistra. Il capo, rispetto al busto, ha una leggera torsione a sinistra. Lo sguardo sembra rivolgersi diritto avanti a sè ad altezza d’uomo.

Mentre il braccio sinistro si distende naturalmente lungo il fianco, il braccio destro è alzato, con il gomito all’altezza della spalla e la mano all’altezza della fronte nell’atto, appena compiuto, di incoronarsi con una corona di alloro o olivo, usata dai vincitori, che l’atleta tiene in testa. Indice ed medio sono infatti appena scostati ed in opposizione del pollice, mentre anulare e mignolo sono ripiegati su se stessi. I capelli corti sono raggruppato in ciocche fluenti e ondulate che si dipartono uniformemente verso destra e sinistra a partire dall’altezza dell’occhio sinistro.

La scultura avrebbe potuto far parte di un gruppo scultoreo-celebrativo di alcuni atleti vittoriosi posto in un santuario greco-panellenico come a Delfi o Olimpia.

La datazione con il metodo del carbonio 14, fornisce una datazione tra la fine del IV secolo a.C. e il II secolo a.C.

Questo elemento cronologico e soprattutto considerazioni di tipo stilistico hanno portato la statua ad essere attribuita dallo scultore greco Lisippo. Già nella sua prima ispezione Bernard Ashmole ed altri studiosi l’attribuirono a Lisippo (Sicione, 390 a.C. – 385 a.C. – dopo il 306 a.C.), grande nome della storia dell’arte greca.

Per uno studio approfondito di quest’opera, si veda la monografia di Viacava, Antonietta, L’atleta di Fano, Roma, L’Erma di Bretschneider, 1994 – ISBN 887062868X



Storia di una contesa

La statua fu rinvenuta venerdì 14 agosto 1964 nel mare Adriatico al largo di Fano catturata dalle reti del peschereccio italiano “Ferruccio Ferri”. Il luogo del ritrovamento del bronzo, a sentire le testimonianze dei pescatori è una zona del mar Adriatico chiamata “Scogli di Pedaso”. Athos Rosato, mozzo che lavorava a bordo di quella imbarcazione, ricorda il luogo del ritrovamento: circa 43 miglia a levante del monte Conero e circa 27 miglia dalla costa croata. In quel tratto la profondità del mare era circa di 43-44 braccia, il che significa che la statua era poggiata a circa 75 metri dalla superficie.

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Dopo il rinvenimento la statua venne messa su un carretto e trasportata a casa della proprietaria della barca, Valentina Magi, dove finì in un sottoscala.

Poco dopo, per paura di suscitare i sospetti della Guardia di Finanza e quindi un’ispezione, la statua fu spostata e sotterrata in un campo coltivato.

La notizia del ritrovamento di un’antica statua arrivò a Pietro Barbetti, un antiquario di Gubbio, che l’acquistò per 3.500.000 lire. In seguito la statua fu portata da Pietro Barbetti e da Fabio Barbetti nella canonica di don Giovanni Nargni e qui custodita per diverso tempo, questa circostanza, confermata poi anche dal sacerdote stesso, è stata notata dalla perpetua di don Nargni che denunciò anonimamente il fatto ai Carabinieri, che intervennero.

La statua nel frattempo era già stata venduta da Giacomo Barbetti, cugino di Pietro, ad un antiquario milanese di cui non si conosce il nome. Secondo altre ipotesi da confermare la statua fu invece esportata in una cassa di medicinali verso una missione religiosa in Brasile in cui operava un conoscente dei Barbetti.

La statua nel 1971 viene acquisita da Heinz Herzer, un commerciante di Monaco di Baviera aderente all’Artemis Group, e viene sottoposta alle prime analisi e restauri. Nel 1974 l’esame del radiocarbonio data la statua approssimativamente al IV secolo a.C. e viene attribuita per la prima volta a Lisippo. Dopo alcune trattative e tentativi di offerta al mercato nero ed una forte competizione contro il Metropolitan Museum of Art, fu acquistata nel 1977 dal Getty Museum per 3,98 milioni di dollari.

Vari governi italiani anche assieme alla regione Marche, specie dal 2005 hanno reclamato il ritorno della statua in Italia, ma il museo ha sempre replicato negativamente e ritenuto infondate le richieste a causa dell’impossibilità di stabilire con precisione il luogo del recupero. L’ avvocato del museo, Ronald Olson, sostiene che la pesca avvenne in acque internazionali e che il Getty Museum si attivò per l’ acquisto quando le pratiche giudiziarie si erano concluse e l’ opera era sul mercato internazionale.

Il 20 novembre 2006, il direttore del museo Michael Brand ha annunciato l’intenzione di restituire all’Italia solo 26 opere delle 52 richieste, ma non l’Atleta di Fano, pezzo sul quale pende ancora una causa giudiziaria.

Il 1 agosto 2007 viene annunciato l’accordo in cui il museo restituisce 40 opere all’Italia, che verrà riconsegnata nel 2010, ma non figura l’Atleta di Fano per cui l’accordo prevede che ogni decisione è rimandata alla fine del procedimento giudiziario in corso presso la procura di Pesaro.

La sentenza del gip dell’11 febbraio 2010 dispone il sequestro della scultura «attualmente al Getty Museum o ovunque essa si trovi», rendendo più vicina un’opera d’arte dall’immenso valore.

Ecco il link alla Banca Dati dei Beni Culturali illecitamente sottratti dell’Arma dei Carabinieri.

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